Museo della follia® I luoghi di Gino Sandri

Nel 2017 Claudio Centimeri espone sue opere stereofotografiche alla mostra Museo della Follia®, curata da Vittorio Sgarbi (autori: Sara Pallavicini, Stefano Lettini, Cesare Inzerillo, Stefano Morelli) presso il MuSa di Salò (Brescia) poi approdata alla Basilica di Santa Maria Maggiore alla Pietrasanta di Napoli (2017-2018).

Museo della follia - stanza degli stereoscopiIl disagio psichico causa inevitabilmente una distanza. L’installazione stereoscopica tridimensionale di Claudio Centimeri gioca sul principio opposto: l’inclusione, il coinvolgimento, l’avvicinamento.
Il viaggio negli spazi dell’ex-ospedale psichiatrico di Mombello – dove l’artista Gino Sandri ha vissuto e ha eseguito molti dei suoi disegni esposti nel Museo – avviene attraverso le fotografie di Vincenzo Aragozzini convertite in immagini tridimensionali da Claudio Centimeri, quest’ultimo autore della raccolta di fotografie titolata “Malinconia con furore”. Con l’ausilio degli stereoscopi, i visitatori potranno immergersi nella realtà di uno spazio di incredibile suggestione.

Vittorio Sgarbi, Paolo Crepet e Raffaele Morelli raccontano il Museo della follia® in un emozionante documentario.

 
 
 
(tratto dal sito della mostra)

Introduzione al Museo della follia®

«…Un repertorio, senza proclami, senza manifesti, senza denunce. Uomini e donne come noi, sfortunati, umiliati, isolati. E ancora vivi nella incredula disperazione dei loro sguardi. Condannati senza colpa, incriminati senza reati per il solo destino di essere diversi, cioè individui. Inzerillo dà la traccia, evoca inevitabilmente Sigmund Freud e Michel Foucault, e apre la strada a un inedito riconoscimento, a una poesia della follia che muove i giovani in questa impresa. Sara PallaviciniGiovanni Lettini e Stefano Morelli. Determinati, liberi, folli. Ed ecco il loro museo. Nella storia dell’arte, anche prima dei casi clamorosi di Van Gogh e di Antonio Ligabue, molti sono gli artisti la cui mente è attraversata dal turbamento, che si esprimono in una lingua visionaria e allucinata. Ognuno di loro ha una storia, una dimensione che non si misura con la realtà, ma con il sogno. E quel sogno, con piena soddisfazione, oltre ogni tormento, rappresenta».

Vittorio Sgarbi