Spazio L'immagine tridimensionale per sperimentare

L’arte ha da sempre utilizzato lo spazio per veicolare idee e soggetti. La scultura in primis è la forma artistica che meglio  si relaziona con lo spazio, condiviso con il fruitore dell’opera. Ma lo spazio è anche la forma di realtà della quale più ci sentiamo di far parte: il nostro mondo è costituito dal nostro io e da ciò che ci circonda fisicamente ed appartiene: natura, oggetti, persone a noi care. L’insieme, se esplorato, diventa un universo ricco di emozioni, sentimenti, stati d’animo. Qualcosa che esiste nello spazio può emozionare.
Ma non tutto è rappresentabile attraverso la scultura. La ricerca dunque per l’artista si sposta verso altre forme artistiche e rappresentative relazionabili (o riconducibili) allo spazio o al concetto di spazialità. 

Rubens
Un'illustrazione di Rubens per Opticorum Libri Sex, uno dei primi trattati di ottica a cura del frate belga François D'Aguillon, nel quale compare lo studio della stereoscopia.

Lo stereogramma percettivo

Nello stereogramma le immagini stereo su una linea  vengono inviate correttamente all’occhio destro e sinistro. Sull’altra linea invece le immagini vengono veicolate agli occhi in ordine invertito, creando una realtà straniante.

Mostre | Spazio

Galleria Marelia [Melanconia con furore]

Museo della follia [I luoghi di Gino Sandri]

La stereoscopia, (nata ancora prima dell’invenzione della fotografia) è il primo mezzo utilizzato per il coinvolgimento sensoriale dell’osservante, con il fondamentale scopo di modificare uno stato d’animo. Ma il principio del mezzo può essere stravolto per creare una realtà altra: gli stereogrammi percettivi della mostra Melanconia con furore (che indaga il tema della follia attraverso la stereo-ripresa degli spazi dell’ex manicomio di Mombello) ne sono l’esempio. Attraverso essi il fruitore può percepire due realtà differenti: una coinvolgente, normale; l’altra è respingente o folle. Ma la follia è tale solo se vista da un certo punto di vista. Quindi si potrebbe dire che qui lo stereogramma può ricreare anche una realtà normale e folle, e respingente ma normale. La stereoscopia in questo caso diventa mezzo espressivo sublime, dove la percezione dello spazio diventa parte integrante dell’opera stessa.